Giorgio Conte - La Discesa E Poi Il Mare
È così tutte le volte, è così anche stavolta:
una carezza per sentire tutto il freddo di una fine,
una nausea balorda che ti avvolge ad una porta,
è così anche stavolta.
Sto soffrendo come un cane e mi rivedo da bambino
appoggiato a un paracarro, non mi oso stare male;
sto scendendo verso il mare, ho la scuola ormai alle spalle,
in vacanza verso il mare, sto scendendo verso il mare.
Con la faccia di mio padre che non gliene frega niente
di quell'ennesima tortura della nostra villeggiatura,
torni in macchina e ti sembra di potercela ormai fare,
l'equipaggio ti incoraggia, la discesa e poi il mare.
Guarda come guida bene, come taglia ogni curva,
e fai finta di sorridere e ti sforzi non ci riesci
di pescare con le mani ma hai le braccia troppo corte,
in un bagno di sudore un pochino di vigore.
E va be', ferma di nuovo, c'è il bambino che sta male,
"Un'altra volta prendi il treno" , "Non gli dar più da mangiare";
sulla fronte ormai di ghiaccio ti è conforto di sentire
la buona mano di tua madre che ti dice "Su, da bravo!".
E la faccia di mio padre guarda in giro indifferente,
sta pensando al suo lavoro, al suo unico ristoro;
fuma la sua sigaretta con boccate lunghe, larghe,
quella faccia la ricordo come quella di un signore
fortunato molto e forte, molto più di me davvero
na na na…
E mi rivedo da bambino, sto scendendo verso il mare…
na na na…
una carezza per sentire tutto il freddo di una fine,
una nausea balorda che ti avvolge ad una porta,
è così anche stavolta.
Sto soffrendo come un cane e mi rivedo da bambino
appoggiato a un paracarro, non mi oso stare male;
sto scendendo verso il mare, ho la scuola ormai alle spalle,
in vacanza verso il mare, sto scendendo verso il mare.
Con la faccia di mio padre che non gliene frega niente
di quell'ennesima tortura della nostra villeggiatura,
torni in macchina e ti sembra di potercela ormai fare,
l'equipaggio ti incoraggia, la discesa e poi il mare.
Guarda come guida bene, come taglia ogni curva,
e fai finta di sorridere e ti sforzi non ci riesci
di pescare con le mani ma hai le braccia troppo corte,
in un bagno di sudore un pochino di vigore.
E va be', ferma di nuovo, c'è il bambino che sta male,
"Un'altra volta prendi il treno" , "Non gli dar più da mangiare";
sulla fronte ormai di ghiaccio ti è conforto di sentire
la buona mano di tua madre che ti dice "Su, da bravo!".
E la faccia di mio padre guarda in giro indifferente,
sta pensando al suo lavoro, al suo unico ristoro;
fuma la sua sigaretta con boccate lunghe, larghe,
quella faccia la ricordo come quella di un signore
fortunato molto e forte, molto più di me davvero
na na na…
E mi rivedo da bambino, sto scendendo verso il mare…
na na na…
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