Francesco De Gregori - Cose
È come il giorno che cammina,
come la notte che si avvicina,
come due occhi che stanno a guardare,
da dietro una tenda e non si fanno notare.
È come un albero nel deserto,
come un trucco non ancora scoperto,
come una cosa che era meglio non fare,
come il cadavere di una stella, sulla schiuma del mare.
È fulmine, è grandine, è polvere, è siccità,
acqua che rompe l'argine e lascia una riga nera,
al primo piano della città.
C'è qualcuno che bussa, baby, aspettavi qualcuno?
Hai guardato di fuori, baby?
E non ho visto nessuno.
C'è qualcuno che bussa, baby, e muove la coda,
c'è qualcosa che passa in questa stanza vuota.
Come una sagoma sul pavimento,
come sabbia sotto il cemento,
come una magra malattia,
come il passato, in una fotografia.
Come una terra che diventa straniera,
come un mattino che diventa sera,
sera di un giorno di festa, che diventa tempesta.
Come un lungo saluto,
come un sorriso che dura un minuto,
come uno squarcio buttato al futuro,
come un'occhiata, al di là del muro.
È venuto qualcuno, baby, che non si è presentato.
È venuto lo stesso, baby, ma non era invitato.
È venuto qualcuno, baby, che ci guarda e sta zitto,
e c'è qualcosa che cambia sotto questo soffitto.
È come un giorno che cammina,
anzi è come la notte che si trascina,
come una nuvola sulla coscienza,
come l'apocalisse, in un racconto di fantascienza.
Come dal nocciolo di un'esplosione,
come dal chiuso di una nazione,
come dal coro di una cattedrale
o dalla tana di un animale.
Come dal buco di una chiave,
come dal ponte di un'astronave,
come io e te che stiamo a guardare
tutte queste cose, passare.
C'è qualcuno che bussa, baby, aspettavi qualcuno?
Ho guardato nel buio, baby, e non ho visto nessuno.
Troppe volte zero, baby, non vuol dire uno,
c'è qualcosa che brucia in tutto questo fumo
come la notte che si avvicina,
come due occhi che stanno a guardare,
da dietro una tenda e non si fanno notare.
È come un albero nel deserto,
come un trucco non ancora scoperto,
come una cosa che era meglio non fare,
come il cadavere di una stella, sulla schiuma del mare.
È fulmine, è grandine, è polvere, è siccità,
acqua che rompe l'argine e lascia una riga nera,
al primo piano della città.
C'è qualcuno che bussa, baby, aspettavi qualcuno?
Hai guardato di fuori, baby?
E non ho visto nessuno.
C'è qualcuno che bussa, baby, e muove la coda,
c'è qualcosa che passa in questa stanza vuota.
Come una sagoma sul pavimento,
come sabbia sotto il cemento,
come una magra malattia,
come il passato, in una fotografia.
Come una terra che diventa straniera,
come un mattino che diventa sera,
sera di un giorno di festa, che diventa tempesta.
Come un lungo saluto,
come un sorriso che dura un minuto,
come uno squarcio buttato al futuro,
come un'occhiata, al di là del muro.
È venuto qualcuno, baby, che non si è presentato.
È venuto lo stesso, baby, ma non era invitato.
È venuto qualcuno, baby, che ci guarda e sta zitto,
e c'è qualcosa che cambia sotto questo soffitto.
È come un giorno che cammina,
anzi è come la notte che si trascina,
come una nuvola sulla coscienza,
come l'apocalisse, in un racconto di fantascienza.
Come dal nocciolo di un'esplosione,
come dal chiuso di una nazione,
come dal coro di una cattedrale
o dalla tana di un animale.
Come dal buco di una chiave,
come dal ponte di un'astronave,
come io e te che stiamo a guardare
tutte queste cose, passare.
C'è qualcuno che bussa, baby, aspettavi qualcuno?
Ho guardato nel buio, baby, e non ho visto nessuno.
Troppe volte zero, baby, non vuol dire uno,
c'è qualcosa che brucia in tutto questo fumo
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